La storia

La forza dell'acqua.

Essendo il nostro un mulino a ruota orizzontale, ha bisogno di una grande spinta per poter funzionare. Perchè questo avvenga si accumula, in una vasca, una grande quantità di acqua che opportunamente orientata riesce a generare la pressione sufficiente per creare il movimento.

Oggi l'acqua viene prelevata da un affluente del torrente San Marco lo Zaffio, negli anni addietro, invece, si attingeva direttamente dal torrente principale che per sua caratteristica nei mesi estivi andava in secca, obbligando il mugnaio a sospendere le attività. Se ne riparlava a ottobre, quando le piogge riportavano l'acqua al torrente.

Nel percorso che andremo ad illustrare, vedremo, come il denominatore comune sia l'andamento lento del tempo. Tutto avveniva senza fretta e tutto veniva fatto come la natura permetteva di fare, partendo dall'essicazione del grano al sole sulle aie fino alla lenta macinazione.

Non bisogna avere fretta

Il grano, una volta immesso nella tramoggia, entra lentamente nelle macine. Il segreto di una buona macinazione, in grado di salvaguardare le qualità organolettiche del grano, sta nell'andare lento delle pietre che schiacciano il chicco senza surriscaldarlo.

Dal nostro mulino, è stata misurata con termoscanner, una variazione di temperatura di un solo grado tra il chicco di grano e la farina prodotta.

La paratoia sul torrente Zaffio.

Il Mulino Florio, così come si presenta oggi. Situato appena fuori porta San Marco rappresentava una vera risorsa per la popolazione che vi si recava per approviggionarsi della preziosa farina ed era costituito da una doppia macina.

Il Mulino Florio, in una foto dei primi del Novecento.

La vasca di raccolta delle acque, nel gergo,  chiamata “fòta”.

L'acqua colpisce violentemente le pale della ruota orizzontale e si comincia a macinare.